Non Essere Dio by Gianni Vattimo & Piergiorgio Paterlini

Non Essere Dio by Gianni Vattimo & Piergiorgio Paterlini

autore:Gianni Vattimo & Piergiorgio Paterlini
La lingua: ita
Format: azw3
Tags: Biografie
ISBN: 9788868334994
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2015-12-10T05:00:00+00:00


Secolarizzazione: il limite della carità

C'è come uno strano movimento di ricerca e delusione nell'atteggiamento di molti oggi verso la Chiesa: si ritrova (l'interesse per) il cristianesimo e ci si volge ad ascoltare l'insegnamento del Papa e dei vescovi; ma ben presto ci si allontana di nuovo perché questo insegnamento non dice «parole di vita eterna», crede di adempiere alla propria missione riproponendo una visione rigida, e teoricamente ormai insostenibile, della natura dell'uomo e della morale che ne deriverebbe. In termini più vicini alla mia esperienza di studioso di filosofia: il ritrovamento del cristianesimo è reso possibile dalla dissoluzione della metafisica -cioè dalla fine delle filosofie oggettivistiche, dogmatiche, e anche delle pretese di una cultura, quella europea, che credeva di aver scoperto e realizzato la vera «natura» dell'uomo; a chi ritrova il cristianesimo a partire da queste esperienze - che, ripetiamolo, non sono solo dei filosofi, ma di chiunque viva nella realtà pluralista delle società tardo-industriali - non si può proporre una dottrina metafisicamente ingessata, capace solo di corrispondere, ma con quali danni, agli impulsi reattivi, regressivi, che stanno alla base dei tanti fondamentalismi in mezzo a cui viviamo.

Il cristianesimo ritrovato come dottrina della salvezza, e cioè della kenosis e della secolarizzazione, non è dunque un patrimonio di dottrine definite una volta per tutte, a cui rivolgersi per trovare finalmente un terreno solido nel mare di incertezza e nella Babele di linguaggi del mondo post-metafisico; fornisce però un principio critico sufficientemente netto per orientarsi sia nei confronti di questo mondo sia, anzitutto, nei confronti della Chiesa, sia infine nei confronti dello stesso processo di secolarizzazione. Il principio critico si chiarisce se si cerca di rispondere alla domanda su quale sia il «limite» della secolarizzazione. La kenosis non può pensarsi infatti come indefinita negazione di Dio, né giustificare qualunque interpretazione della Sacra Scrittura.

Di nuovo occorre qui rifarsi al parallelismo tra teologia della secolarizzazione e ontologia dell'indebolimento. Nel caso di quest'ultima, il lungo addio alle strutture forti dell'essere può essere concepito solo come un indefinito processo di consumazione e dissoluzione di queste strutture, che non dà luogo, in conclusione, a un esito nel «nulla pienamente realizzato» (già l'espressione rivela la contraddittorietà dell'idea). Anche il nulla «finalmente» raggiunto in conclusione della storia del nichilismo sarebbe una presenza oggettiva dispiegata come tale. Il nichilismo può essere solo una storia (anche quando Nietzsche parla di nichilismo compiuto intende solo il nichilismo vissuto non più, reattivamente, come perdita e lamento per la fine della metafisica, ma come chance di una nuova posizione dell'uomo nei confronti dell'essere). E' solo un motivo logico - la contraddittorietà di pensare il nulla come sola presenza metafisica dispiegata alla fine del processo, al posto dell'essere - che impone di concepire il nichilismo come una storia infinita? O dobbiamo ritenere che sia proprio l'ispirazione cristiana che agisce nella filosofia (in questa filosofia) a orientare il pensiero in questo senso? E' una domanda che si è già presentata varie volte in queste pagine, e a cui non credo si possa dare una risposta. Almeno



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